L’arte di curare le relazioni

7 spunti e una preghiera per un contributo alla giornata delle Coppie responsabili delle Equipes del Settore A di Roma del 10 ottobre 2021

  1. C’è relazione e relazione

Noi siamo ben poco preparati al più difficile dei compiti della nostra vita, cioè al rapporto Io-Tu, specialmente da quando nelle scuole l’insegnamento meccanico-scientifico ha sostituito quel­lo umanistico e nelle famiglie la televi­sione ha preso il posto della preghiera serale, da quando i genitori credono di educare i figli esaudendo tutti i loro de­sideri materiali e le persone ritengono di poter coltivare un’amicizia attraver­so il telefono. Zenta Maurina Raudive, Briciole di speranza. Milano : San Paolo, 2003, p.20

-L’umano cresce solo nella relazione. A partire dal bambino che si apre al sorriso del Tu materno fino alla nonna demente che riconosce solo suo figlio o la sua badante. Nell’attuale società contano le relazioni in quanto prestazioni. Quanti “mi piace” hai nei social. Quanti amici e follower. La bellezza della vita sta nella cura della relazione, per renderla bella, buona e significativa.

-Pensiamo alla differenza di relazioni in Equipe e tra altri gruppi che frequentiamo o abbiamo frequentato. Nell’esperienza del nostro gruppo giovanile parrocchiale, sentiamo che non abbiamo alimentato un dialogo in cui siamo noi stessi, nell’accettazione reciproca. Spesso le relazioni si fermano a ciò che abbiamo costruito da ragazzi. Mi sento meno arricchita: si parla di pallone, politica, e del passato

2. La relazione richiede Cuore, Attenzione, Tempo, Condivisione

a. Cuore

“Viviamo in un mondo che soffre la fame d’amore. Ci sono persone che si sentono non desiderate, non amate, dimenticate, trascurate. Noi siamo tutti troppo occupati, fino al punto di non aver tempo per sorriderci l’un l’altro. Ancora meno tempo abbiamo per pregare. E meno ancora per restare uniti, per saziare il bisogno che abbiamo gli uni degli altri. Solo insieme si può portare a termine qualcosa di bello agli occhi di Dio” Madre Teresa

-Amare chi ci è affidato

-Cercare l’altro perché questo è il desiderio che sta dentro la nostra chiamata al servizio. Che è chiamata anche se è avvenuta per turnazione o perché nessuno è disponibile in un dato momento.

-Curare l’altro è curare il Cristo che mi si offre in questo momento e in questo spazio.

-Avere compassione dei nostri limiti: di tempo, di disponibilità, di efficacia comunicativa e relazionale

b. Attenzione

-Rivolgere lo sguardo sull’altro, allocentrico

-Avere l’attenzione della sentinella che attende sveglia la fine della notte. Essere attenti comporta la pazienza dell’attendere sapendo che la luce del giorno prima o poi arriverà, ed essere disponibili a tendere alla responsabilità che ci è affidata.

-Capacità di ascolto. Senza pregiudicare. Fare entrare l’altro dentro di noi. Comprendere l’altro nel dialogo, fino all’empatia. Ascoltare, soprattutto i non detti.

La realtà dell’altra persona non è in ciò che ti rivela, ma in ciò che non può rivelarti. Perciò, se vuoi capirla, non ascoltare ciò che dice ma ciò che non dice. Kahlil Gibran

c. Tempo

-Chi non ha tempo non ha amore

-Non avere fretta, attendere il tempo propizio all’incontro e alla disponibilità alla relazione.

“Questo è il momento” mi sono detto; in un attimo niente più freddo più nessuno intorno, la natura una verde camera da letto, forte delle stesse cose che io voglio; tento l’abbraccio a fondo ma ne sono respinto, senza uno sguardo senza una parola si ricompone se ne va nel buio

-era il mio momento non il suo. Le risonanze / Nelo Risi

d. Condivisione

L’esperienza di relazione è dare attenzione che prevede una conoscenza reciproca. Anche noi responsabili manifestiamo chi siamo e condividiamo qualcosa: una cena, una passeggiata, una visita, uno stare insieme, una telefonata.

3. Vivere al presente

Sant’Agostino diceva che tutto è presente:

La presenza del passato è la memoria

La presenza del futuro è la speranza

La presenza del presente è l’attenzione

Se non stiamo nel presente la memoria ricorda solo le ferite e abbiamo paura del futuro.

Abbandoniamo i pregiudizi e i preconcetti che ci siamo fatti sui nostri amici. Esiste solo il presente dell’anno che siamo chiamati a vivere con questa responsabilità.

Nessun uomo ti permette di varcare la sua soglia, se non ti sei ripulito ogni giorno della polvere dell’orgoglio e non sei giunto a una dolcezza matura. Luigi Verdi, La realtà sa di pane, 2001

4. Le attitudini relazionali

-Permettere all’altro di esprimere liberamente il suo vero essere

-Riconoscere in ogni prossimo le potenzialità nascoste, come fa Dio con noi.

-Non essere soffocanti, ma sempre propositivi

-Accettare alternative di modalità di incontro che non erano nei nostri pensieri e nei nostri desideri

-Essere attenti all’insieme del gruppo e alla singola coppia.

-Non avere paura dei conflitti: I conflitti nascono perché ‘si è in relazione’ e non perché la relazione è assente

5. La relazione in Equipe

La differenza del dialogo in equipe. Il dialogo ha uno spessore diverso, costruttivo, nutriente. Il modo in cui ci si incontra fa la differenza della relazione. Per questo è necessario approfondire la conoscenza del metodo che ci permette di curare e arricchire la nostra relazione. Il metodo è la strada sicura che ci fa raggiungere l’obiettivo

6. Responsabili di Equipe

-Nell’antropologia cristiana ogni persona è unica e irripetibile, e quindi indispensabile nella logica della parabola dei talenti. Siamo indispensabili!. Per chi o per cosa noi come persone e come coppia siamo indispensabili? Per il coniuge, per i figli, per altre realtà che voi conoscete. Quest’anno aggiungiamo l’equipe, che, insieme ad altra realtà, si salva grazie a noi. E’ certamente una provocazione, ma ci aiuta a vivere un protagonismo esistenziale che ci fa percepire come dono per il mondo e ci spinge a donarci al mondo. Nel nostro caso, la nostra Equipe (cfr Alessandro D’Avenia, Jesus 9/2021,p.38-39)

-Vivere la responsabilità come un dono, non come un peso. Rompere la gabbia dell’individualismo percependosi dono per un “tu”.

-Sentire il nostro servizio come una chiamata che la vita ci offre oggi. Essere disponibili a dare il meglio di noi stessi. Non attendere risultati e non avere aspettative: i doni sono sempre gratuiti.

-Come in ogni cosa: disciplina, metodo, disponibilità, pazienz

7. Pregare per la nostra equipe.

-Non siamo noi che apriamo varchi nei cuori degli equipier, ma lo Spirito che vive in tutti noi. Qualche volta è sopito, seppellito da tanta polvere pigra o dolorosa. Le nostre premure e le nostre preghiere possono aprire varchi nel cuore delle persone che tornano a risentire lo Spirito in loro.

-La nostra preghiera quotidiana tramite Whatsapp

Una preghiera: Il mio si (John Henry Newman)

Io sono creato per fare e per essere qualcuno per cui nessun altro è creato.
Io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio:
un posto da nessun altro occupato.

Poco importa che io sia ricco, povero
disprezzato o stimato dagli uomini:
Dio mi conosce e mi chiama per nome.
Egli mi ha affidato un lavoro
che non ha affidato a nessun altro.

Io ho la mia missione.
In qualche modo sono necessario ai suoi intenti tanto necessario al posto mio
quanto un arcangelo al suo.

Egli non ha creato me inutilmente.
Io farò del bene, farò il suo lavoro.
Sarò un angelo di pace
un predicatore della verità
nel posto che egli mi ha assegnato
anche senza che io lo sappia,
purché io segua i suoi comandamenti
e lo serva nella mia vocazione

Materiali non approfonditi

Aver cura, secondo il vocabolario Treccani, significa: “avere un interesse solerte per qualcuno o per qualcosa che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività”.

Luigina Mortari, Aver cura di sé. Milano : Bruno Mondadori, 2009

*Gesti e pensieri di cura / Luigina Mortari e Luisa Saiani. – Milano [etc.] : McGraw-Hill, 2013

*Fenomenologia della cura / a cura di Luigina Mortari e Alessia Camerella. – Napoli : Liguori, 2014

Luigina Mortari, Filosofia della cura. Milano : Raffaello Cortina, 2015

La *sapienza del cuore : pensare le emozioni, sentire i pensieri / Luigina Mortari. – Milano : Raffaello Cortina, 2017

La *politica della cura : prendere a cuore la vita / Luigina Mortari. – Milano : Raffaello Cortina, 2021

La cura è una pratica, un modo di essere, non è un sentimento

Procurare all’altro quello di cui ha bisogno e non è in grado di procurarselo da sé

Energia vitale. Le posture interiori profonde dell’esserci:

  1. Rispetto come reverenza non come tolleranza
  2. Senso di responsabilità per l’altro
  3. Gratuità e generosità. Rispondere alle necessità dell’altro realizzi il massimo di senso dell’esistenza. La scienza del bene di Platone

Luigina Mortari è professore ordinario di pedagogia generale e sociale  e direttrice da ottobre 2015 a settembre 2018  del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona. Dal 10 settembre 2021 è stata nominata presidente di Indire, l’istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del ministero dell’Istruzione