Chiedimi se sono felice
Sintesi dell’intervento di Padre Alfredo Feretti alla giornata di settore delle End del 14 novembre 2021.
Il santuario del Divino Amore ci accoglie con tutta la sua bellezza armoniosa e il suo splendore, anche se piove. Ci ritroviamo in presenza dopo quasi due anni e già solo questo è fonte di gioia.
Padre Alfredo deve parlarci della felicità di coppia, ma è imbarazzato perché nella sua attività al consultorio vede ben altro.
I greci utilizzavano tre termini quando parlavano di felicità:
Eftychia, ovvero avere fortuna nella vita;
Eudaimonia. Riguarda l’aspetto spirituale. E’ avere un buon rapporto con la propria anima.
Makaria. Era il termine riservato agli dei come esseri liberi. È quello usato per tradurre le beatitudini del Discorso della montagna di Gesù. Le beatitudini evangeliche sono makaria: godere della libertà.
La libertà del cuore è quindi l’armonia con noi stessi.
L’infelicità è invece la solitudine. E in questi tempi di pandemia, l’insicurezza di dare sicurezza ai nostri familiari e alle persone cui vogliamo bene.
La felicità è data dagli incontri veri. Anche la fede, se non c’è un incontro, non da felicità. Non posso chiedere ad un’altra persona, neanche al coniuge, di farmi felice. È la relazione che rende felici non l’altro.
La relazione autentica coniuga unità e distinzione, comunione e solitudine. (Come ha mirabilmente scritto Gibran quando parla del Matrimonio ne Il profeta ndr). Guai all’invadenza. Semmai aggiungere il dono della tenerezza. Ma di questo ve ne ha parlato don Carlo Rocchetta. Dico solo che i nemici della tenerezza sono i chiusi in se stessi, i sicuri di sé, gli immaturi, chi non sa comunicare.
Ci sono atteggiamenti che ostacolano la felicità nella coppia:
-la mancanza di dialogo
-i tradimenti
-le troppe differenze
-Avere aspettative irrealistiche.
Ci sono alcuni segnali di crisi in atto:
-la critica come modalità costante di lamentela;
-il disprezzo e il disgusto per l’altro. Non sopportare più la sua presenza, manifestando il disagio con il linguaggio non verbale e con il sarcasmo.
-mettersi sulla difensiva.
Ci sono tre modi di spegnere la gioia coniugale:
Le difese, le offese, le pretese.
Ci si difende facendo la vittima.
Un quarto scoglio è l’ostruzionismo. Che si attua con i muri di gomma, gli sguardi distolti, l’allontanamento.
Non bisogna mai smontare i gesti di riparazione, bucando quello che l’altro cerca di riparare.
Ci sono mattoni fondamentali dell’amicizia coniugale. Che bella questa riscoperta che la chiesa sta facendo dell’amicizia coniugale. Quello fondamentale è condividere le interazioni positive, perché la maturità dell’amore è la reciprocità. È l’amore trinitario.
Bisogna imparare a gestire i conflitti. Creare insieme sensi e significati condivisi.
Un esercizio utile per capire come ci percepiamo è rispondere per scritto alla domanda: Cosa io vorrei si dicesse di me al mio funerale? Fare l’esercizio in coppia. Ci vuole un’oretta. Potrebbe essere molto utile
Per concludere. La vita di coppia ha bisogno di due pilastri: la lealtà e la fiducia.
Fiducia come quella dei bambini, ovvero dare all’altro la possibilità di dirmi la sua fragilità.
Lealtà come trasparenza. Che non significa che bisogna dire tutto in coppia. C’è una parte segreta in ognuno di noi che a volte non è conosciuta neanche da noi stessi.
E infine vivere gratuitamente e con gratitudine la bellezza del quotidiano, la liturgia di coppia, la bellezza dell’attimo presente. E avere una buona vita spirituale condivisa e un po’ di umorismo.
Per cercare il bene possibile non quello assoluto.
Letture e visioni consigliate
-L’amore basta? Tre domande da farsi prima del matrimonio / di Francesca Squarcia. Città Nuova, 2020
-Crazy for football. Film di Volfango de Biasi, 2021
-Isacco, il figlio imperfetto / di Gianni Marmorini. Claudiana, 2018