Una serata precaria per il Rojava
Nelle fatiscenze dell’Acrobax (ex Cinodromo), indirizzati da famiglie di zingari che vogliono appiopparci un bambino, con Antonella e Rosa spendiamo quello che abbiamo per finanziare il progetto di filosofi e kurdi anarcocomunisti visionari che vogliono fare un film sulla realtà del Rojava, dove si starebbe sperimentando il sogno di una società alternativa, ecologica e non competitiva, senza stato, seguendo il verbo di Abdullah Ocalan (ancora lui). Servono 17.000 euro solo per partire l’anno prossimo. Ci prestiamo volentieri all’iniziativa, con molti dubbi sulla concretezza della cosa, invitati da Elisa che canta la stupenda Mercedes Sosa, mentre Alex l’accompagna alla chitarra e Marco prepara mappazze di penne alla crema di funghi e la gentile Daniela ci serve curiosa di conoscere gli zii del compagno. Ci concediamo anche tre spritz serviti dalla bella basca Enichie (figlia della dea del sole) che innescano pensieri e nostalgie su questa generazione di figli che hanno gettato le loro speranze e le loro angosce su fedi molto più a portata di mano e a cui non siamo riusciti a trasmettere la nostra (c’è un buco di cui prima o poi dovremo cominciare a chiederci il perché). Mentre il Samba precario rumoreggia e mostra di aver fatto progressi chiedo a Miro Erol Aydemir, il kurdo che aveva parlato prima dal palco, dei rapporti con i kurdi iracheni di Mosul: “pessimi, quelli hanno il petrolio, e non si mischiano con noi”. Onesto e concreto. Forse il progetto K è più serio di quello che pensavo. Per chi volesse saperne di più https://www.produzionidalbasso.com/project/progetto-k-politica-e-vita/