Riflessioni etiche, tra tentazioni cavalieroneristiche e costruttivismo irenico, di un SO VAX a cui hanno appena tolto il dente del giudizio

Fin da quando il medico di campagna britannico Edward Jenner scoprì la vaccinazione come tecnica per sconfiggere il vaiolo, nel 1796, essa è stata sempre oggetto di discussione tra sostenitori ed oppositori di tale pratica. Le motivazioni dei contrari alla vaccinazione hanno sempre avuto più o meno carattere ideologico, spirituale e religioso: essa implicava di fatto l’inserimento di materia “animale” nel corpo umano. E si contrapponeva ai campioni del progresso e dell’esaltazione della scienza, che guardando ai risultati senza farsi troppe preoccupazioni per alcuni effetti collaterali, si facevano beffe dei primi. La proporzione tra i due gruppi è stata più o meno sempre di 5 a 1 in favore dei pro-vax, ed è stata una battaglia aspra fino ai nostri giorni. Con l’arrivo dei vaccini COVID e l’interconnessione planetaria il dibattito ha assunto toni apocalittici indesiderati e indesiderabili e ha costretto tutti a schierarsi, pro o contro, senza possibilità di mediazioni, benchè abbia cominciato ad essere utilizzato il termine ni-vax. Per ni-vax si intendono gli esitanti, cioè coloro che in linea di principio non sono ostili ai vaccini e, tuttavia, rappresentano incertezze e dubbi. In larga parte conseguenze di una comunicazione non sempre chiara e univoca, forse perché di fatto nessuno ha certezze assolute, che ha interessato alcuni vaccini in particolare. Prevalentemente non sono negazionisti ma hanno paura di vaccinarsi preferendo rimanere in una sorta di comfort zone per alcuni altamente rischiosa. Orbene io sono un SO VAX, nel senso che io ringrazio Dio per il vaccino antivaiolo e antipolio, perché appartengo ad una generazione che ha visto i danni della poliomielite e il rimedio efficace scoperto da Albert Bruce Sabin che l’ha eliminata dove è stato somministrato il vaccino. E Sabin, che ho avuto l’onore di conoscere nel 1986 in Biblioteca Nazionale, è stato un benefattore dell’umanità perché “Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo”. La differenza tra ni-vax e so-vax è che il primo accentua l’aspetto negazionista, mentre il secondo accentua quello favorevole, con alcune riserve che vado solo ad elencarvi rinviandovi a letture più approfondite:

-Sono favorevole ai vaccini, ma riconosco alle obiezioni di chi non li vuole fare, solide ragioni, e non sono minimamente interessato alla guerra in atto dopo la richiesta del Governo Draghi di introdurre il Green pass per alcune attività, come ottimamente documentato da Adalgisa Marrocco sull’Huffington Post del 21 luglio “NoVax vs ProVax, scene di guerra vaccinale a colpi di post” https://m.huffingtonpost.it/amp/entry/novax-vs-provax-scene-di-guerra-vaccinale-a-colpi-di-post_it_60f7ef41e4b0e92dfebe2aaf/

-Contro i no-vax, e i so-vax come me, se la prende Paolo Musso della Fondazione David Hume, contestandoci di provocare ritardi supplementari nella già troppo lenta campagna vaccinale italiana ed europea. https://www.fondazionehume.it/societa/se-i-pro-vax-fanno-piu-danni-dei-no-vax/

-L’invito ad una discussione oltre le ideologie era stato offerto già nel 2017 dalla Rete Sostenibilità e Salute, (che al suo interno raccoglie oltre 25 associazioni composte da medici, operatori sanitari e cittadini che si occupano di salute),con un bel documento che  dopo aver premesso che:

“Da un punto di vista scientifico si dovrebbe evitare di proclamare verità “assolute, incontrovertibili e definitive” (ciò vale anche per scienze dure come la fisica). Da una prospettiva epistemologica è infatti considerato scientifico, a differenza degli enunciati della fede, proprio solo ciò che in linea di principio è “falsificabile” (principio di falsificazione di Popper). In questa prospettiva un serio dibattito scientifico su qualsiasi tema, incluso quello dei vaccini, non solo è lecito ma è parte del processo dialettico di costruzione e ridefinizione della conoscenza scientifica.”

invitava a distinguere tra vaccino e vaccino, e inserendoli in tre categorie:

  1. Quelli con forti effetti positivi
  2. Quelli non appropriati per tutta la popolazione
  3. E quelli collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide

Insomma, paragonare i vaccini anticovid al vaccino antipolio o antivaiolo, sarebbe improprio. https://www.slowmedicine.it/slow/wp-content/uploads/2019/01/All.-9-Vaccini-Posizione-della-RSS-2017.pdf

-Mi piacciono gli inviti alla moderazione dei toni, a conservare la nostra umanità dialogante. “Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile” ce lo ricordava Errico Buonanno l’anno scorso all’inizio della pandemia, accostando lo scrittore fiorentino al Manzoni, i due letterati italiani che meglio hanno raccontato le pandemie del ‘300 e del ‘600. Merita di essere riportato per esteso

“Manzoni non l’aveva vista, la peste, ma aveva studiato documenti su documenti. E allora descrive la follia, la psicosi, le teorie assurde sulla sua origine, sui rimedi. Descrive la scena di uno straniero (un “turista”) a Milano che tocca un muro del duomo e viene linciato dalla folla perché accusato di spargere il morbo. Ma c’è una cosa che Manzoni descrive bene, soprattutto, e che riprende da Boccaccio: il momento di prova, di discrimine, tra umanità e inumanità.

Boccaccio sì che l’aveva vista, la peste. Aveva visto amici, persone amate, parenti, anche suo padre, morire. E Boccaccio ci spiega che l’effetto più terribile della peste era la distruzione del vivere civile. Perché il vicino iniziava a odiare il vicino, il fratello iniziava a odiare il fratello, e persino i figli abbandonavano i genitori. La peste metteva gli uomini l’uno contro l’altro.

Lui rispondeva col Decameron, il più grande inno alla vita e alla buona civiltà. Manzoni rispondeva con la fede e la cultura, che non evitano i guai ma, diceva, insegnavano come affrontarli. In generale, entrambi rispondevano in modo simile: invitando a essere uomini, a restare umani, quando il mondo impazzisce.”https://www.hi-storia.it/2020/02/26/epidemie-societa-riflessione-errico-buonanno/

-Non condivido neanche il dibattito che è sorto dopo l’annuncio del governo di introdurre il green-pass per vaccinati, autoimmuni e tamponati

Non mi sembra il caso di richiamare le discriminazioni dei regimi dispotici, come hanno fatto Massimo Cacciari e Giorgio Agamben  ; o peggio ancora l’accostamento alle stelle gialle per gli ebrei dei nazisti. In fondo qualche piccolo vantaggio chi si è vaccinato e non ha certezze assolute di non contrarre il virus, di rispettare comunque quarantene e distanziamenti, dovrà pur averlo. O no?

Ma neanche i timori di morte che evoca Davide D’Alessandro sull’Huffington nella replica.  

-Quello che mi è piaciuto di meno è il filosofo e psicanalista spretato Umberto Galimberti, che di solito dice cose molte sagge, ma che su questo argomento ci invita a distinguere tra convinzioni soggettive (le nostre) e la scienza oggettiva (la sua), a sottomettere l’individuo alla comunità (questo si profuma tanto di totalitarismo) attribuendo arbitrariamente questo ribaltamento al cristianesimo che si è inventato la salvezza individuale.

Riassumendo in pillole il mio pensiero:

  1. La genesi del Covid ci è stato nascosta dai cinesi, che anche in seguito hanno impedito alla comunità scientifica internazionale di capire come è successo tutto questo
  2. L’occidente democratico ha dapprima minimizzato la gravità della pandemia e poi ha scelto la vaccinazione di massa come unica strada per contrastarla. Qualche pseudo giornalista, come Scanzi, è riuscito a cavalcare impunemente entrambe le strategie
  3. La vaccinazione invece, pur rimanendo l’arma principale, va affiancata dalle terapie farmacologiche e dal rafforzamento immunitario individuale. Il Covid si può curare
  4. I morti sono stati tanti. Ma non va alimentata la paura quando non è necessaria. Protetti gli anziani e le altre categorie fragili, ci si può anche ammalare, curarsi e guarire dal Covid. E l’immunizzazione di chi ha preso la malattia è molto più potente di quella di chi è vaccinato
  5. L’Italia ha scelto la strada della prudenza e io, essendo italiano, mi adeguo. Inghilterra e Svezia hanno scelto altre strade e stanno chiedendo ai propri cittadini di convivere con il Covid, dopo aver spuntato il pungiglione della morte con il vaccino Astrazeneca (GB). Ma non si può dire che la chiusura a oltranza è l’unica strada percorribile.
  6. C’è vaccino e vaccino. Una puntura di Pfizer non ci ucciderà, ma gli effetti collaterali a lungo termine di questi nuovi vaccini genici non li conosce nessuno, perché di fatto è in atto una sperimentazione planetaria di massa con vaccini nuovi che sono stati allestiti velocemente e sperimentati sull’uomo altrettanto velocemente. Ma ci fidiamo dell’EMA, dell’AIFA, e dell’FDA
  7. Insomma ci si può/deve vaccinare. Si devono osservare le norme igieniche, profilattiche e quelle sociali. Dopo di che ognuno è libero di vivere la propria vita come meglio crede, tenendo conto degli altri, in un reciproco rispetto tra persone e comunità
  8. Insomma non si può fare del vaccino una questione di vita o di morte, ne nel campo dei no-vax, ma neanche in quello dei pro-vax
  9. E se volete capire le tentazioni cavalieroneristiche del titolo, guardatevi il video https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU